Il fattore “C”, che non t’aspetti, premia immeritatamente un Perugia svogliato, inguardabile, irritante e più che modesto. Un tacchino, pur se lo vesti con le penne e gli artigli del Grifo, resta sempre un tacchino. Un pareggio letteralmente strappato in quel di Barletta, dove hanno vinto tutti, o quasi, come a Nocera, e che dimostra come il Perugia attuale non sia una squadra meritevole, almeno per il momento, dell’alta classifica. Un Perugia che sembra in preda ad una confusione totale, complice il suo tecnico che, rinnegando se stesso ed il suo credo, si è avventurato in alchimie tattiche da Mago Merlino, con scarsi risultati, almeno in trasferta. A Barletta si è vista un squadra prima di testa, cuore e gambe, ad eccezione della parte anatomica che determina il fattore “C”. Non funzionano le catene sugli esterni: a destra Comotto non spinge e Sprocati non rientra, non c’è una sovrapposizione degna di nota e da qui non parte un cross; a sinistra Sini sembra un’anima in pena e Fabinho non può fare tutto da solo, contro avversari che lo ingabbiano tutte le volte. In mezzo al campo, oggi hanno fatto a gara a chi sbagliava più stop e passaggi, molti dei quali costantemente verso la propria porta o difesa e mai in profondità, anche perché Mazzeo, da trequartista gioca da solo senza nessuno che si proponga per un passaggio, verticale o laterale che sia. Una squadra di bradipi messa in difficoltà da una di formiche! Resta da capire se sia una questione di cuoco o di ingredienti, ma la zuppa risulta insipida e senza ingredienti di qualità. Noi “camploniani” fin dallo scorso anno, dichiarammo in tempi non sospetti che non avremmo rinunciato alle sue prestazioni al termine dello scorso campionato, ma che non lo avremmo nemmeno richiamato alla guida di un Perugia non costruito da lui o per lui (fate voi). Ci convinciamo sempre di più che la squadra manca di grinta e determinazione, che non esiste chi la possa dirigere in campo, cioè un vero leader che sappia far valere la propria autorevolezza e guidi i compagni alla vittoria; non siamo nemmeno più tanto certi che Camplone disponga di uomini per il 4-3-3, e che lui, non avendo alternative possibili nel suo DNA calcistico, riesca a trovare una soluzione tattica diversa da quella in cui, legittimamente e onestamente, crede. Caro “Santo”, le soluzioni come sempre sono due: o si aspetta dicembre per acquistare 4/5 uomini (due terzini, un centrale che guidi la difesa, un esterno destro che sia in grado di saltare l’uomo e fare cross, e un uomo in mezzo al campo meno evanescente di Filipe o, se ciò non fosse possibile, si cambia pilota. Stabilito che tipo di auto si ha per le mani, si sceglie il pilota o, se si ha il pilota bisogna dargli l’auto giusta. Fuor di metafora questi uomini vanno bene a Campone? O, viceversa, Camplone sa utilizzare al meglio questi uomini? Si esca quanto prima da questo equivoco tattico, perché, come amava dire Totò: “Ogni limite ha una pazienza!”.