Perugia è una piazza appetibile non solo per la storia e la tradizione che ha, ma sopratutto perchè è in grado di portare allo stadio almeno 15.000 persone in serie B e anche nell'era santopadre i numeri erano questi fino a quando la squadra allestita era adeguata. Tante persone allo stadio muovono tanti interessi, sponsor, merchandising, contratti pubblicitari, partnership, un giro d'affari che consente di fare molte operazioni vantaggiose per gli investitori, operazioni diverse da quelle fatte da questa dirigenza che ha solo pensato ad incassare questi benefit come se non ci fosse un domani e infatti oggi ci accorgiamo dei danni prodotti da questa politica per il calcio perugino, ma non certamente per le tasche dell'immondo personaggio. Se piazze come Como o Lecco sono ambite da fondi stranieri, ma anche Brescia è indirizzata in quella direzione, un motivo ci sarà. Il Perugia di oggi però ha un grosso problema da risolvere ed è quello del buco di bilancio che pare esserci e chiaramente questo è l'ostacolo fondamentale e, secondo me, insuperabile, non tanto la richiesta economica del liquidatore che oggi si accontenterebbe di un piatto di lenticchie pur di cedere i debiti della società. Di fronte a una situazione del genere gli investitori seri fanno giustamente un passo indietro, mentre sono sicuramente interessati gli squali alla Ferrero che puntano ad altri obiettivi finanziari diciamo non proprio limpidi, questo è il pericolo oggi più che mai, il rischio di trovarci una proprietà come ha avuto la Reggina che ci conduce alla scomparsa o, in subordine, un santopadre che va avanti con la squadra primavera fino a quando non sarà costretto a portare i libri in tribunale come amministratore, badate amministratore e non proprietario.